Sapete cos’è Linkedin? È il social network dei lavoratori, una piattaforma professionale che era nata con l’intento di essere una fonte da cui attingere competenze, professionalità e opportunità lavorative.
Sapete cos’è in realtà? Un posto di merda dove i tuoi ex colleghi di università vanno a farsi i cazzi tuoi in incognito per vedere cosa fai adesso. Non avendo il coraggio di farti una chiamata e chiederti “Stronzo come stai? Che combini? Lavori o ti fai le seghe?“. Allora vanno lì a farsi i cazzi tuoi, ti screenshottano e poi spettegolano su di te con qualcun altro.
Mentre se sono disoccupati o stagisti vanno sul tuo profilo ed insinuano a priori che sei stato raccomandato da qualcuno; avendo la stessa laurea, infatti, non è possibile che tu sia in Ferrero e loro invece la Nutella la mangiano a casa di mamma mentre aspettano ancora la chiamata dal centro dell’impiego.
Piu o meno il copione è questo con qualche variante. Ad esempio se sei una donna hai fatto la scrofa con qualche manager per essere lì (povere donne che dovete subire!), oppure se sei uomo tuo padre conosce il politico del paese che è amico del dirigente. Insomma non è mai merito tuo.
Anche Facebook era nato con l’idea di condividere momenti con le persone che ami, ma poi avete visto tutti il motivo per cui è realmente usato: se sei stato lasciato come me, vai a vedere il profilo della tua ex. Ma anche se sei tuo padre vai a cercare quella con cui sei stato a 18 anni che da come avevi raccontato a tuo figlio somigliava a Belen, ma aveva il seno di Manuela Arcuri. Invece adesso è sovrappeso di almeno 20kg e dalla foto profilo noti anche i baffi. Che poi diciamola tutta anche tu non eri proprio quel figo che raccontavi di essere a tuo figlio. Ma torniamo a Linkedin, di Facebook vi parlerò un’altra volta. Dicevo ci sono 3 categorie di persone che mi fanno schifo su Linkedin:
I neolaureati con 110 e lode. Li vedi subito e li riconosci: puzzano di foto profilo appena fatta, in genere caricano pubblicamente il loro cv con l’hashtag #opentowork
1. La prima sono i tuoi ex compagni di corso, di cui ho già parlato.
2. La seconda sono i neolaureati con 110 e lode. Li vedi subito e li riconosci: puzzano di foto profilo appena fatta, in genere caricano pubblicamente il loro cv con l’hashtag #opentowork (essendo freschi di laurea non ancora si vergognano di essere disoccupati, ad ogni modo più tardi cambieranno idea).
I neolaureati hanno letto su Google che nel cv bisogna stare molto attenti e scrivere bene tutti i dati personali perché i recruiter sono la prima cosa che vanno a vedere (questa frase l’ho sentita talmente tante volte che ormai vorrei sapere sul serio che cazzo va a vedere per prima cosa un recruiter).
Ad ogni modo hanno scritto tutto perfettamente e poi pubblicano il cv su LinkedIn sentendosi splendidi. Ecco che qui capisci quanto sono scemi in realtà perché pubblicano il loro cv e non oscurano mai i dati sensibili: indirizzo di residenza, di domicilio, numero privato. Quindi se su LinkedIn ci fosse un ladro o malintenzionato qualsiasi sarebbe molto facile per lui aspettare il neolaureato sotto casa, riempirlo di botte e prendergli tutti i soldi che gli ha passato la mamma per comprare la camicia nuova per fare il colloquio.
Capisci perché se sei neolaureato hai un’alta probabilità di essere scemo? Perché hai imparato a fare le cose con lo stampino e senza ragionare con la tua testa, fai quello che ti dicono e cerchi di farlo al meglio perché in fondo sei un bravo ragazzo ed io so che tu ce la metti tutta e che sei in buona fede, solo che lo fai nel modo sbagliato. Questo perché all’università per te la cosa più importante è stata rifiutare 28 per prendere 30 per poi prendere 110 e lode.
Ma cosa faresti se la tua ragazza (ammesso che tu ne abbia una) ti lasciasse per uno che c’è l’ha solo 1 cm più grande del tuo? Penso che ci resteresti male perché 1 cm se spingi un po’ di più neanche si nota e vale lo stesso per il voto di laurea: hai rifiutato il 28 perché dovevi prendere 110 e non sei mai andato oltre con la tua testa: bravo cagnolino mio!
In tutto questo potresti pensare giustamente che non mi sono mai laureato, ma ti posso assicurare che l’ho fatto ed ho anche preso un voto alto e per questo mi sento ancora più stupido, perché sono uno stupido con il voto di laurea alto. Forse era meglio essere stupido con un voto di laurea basso, sarei stato più coerente con me stesso.
3. Tornando alla nostra lista al punto 3 ci sono “loro”, la terza categoria, gli HR, gli Head Hunter, i Recruiter insomma. Il peggio del peggio di LinkedIn. Sapete perché loro sono il peggio che esiste? Perché loro su LinkedIn vivono di chiacchiere, di luoghi comuni e post pseudo motivazionali che non hanno nessuna utilità. Avere consensi per loro e ricevere l’approvazione altrui è la miglior forma di godimento. Sono gli influencer di questo social, sì perché su LinkedIn non c’è la Ferragni.
Ad ogni modo vi dicevo che il peggio del peggio di LinkedIn sono gli HR. Sono tanti, uomini e donne (anzi soprattutto donne). Ma non sono qui per farne una questione di genere. Oggi sono qui per spiegarvi perché li odio cosi tanto riferendomi ad un episodio in particolare, ovvero quello capitato al mio amico Angelo.

Dovete sapere che Angelo ha lavorato due anni nel settore del digitale prima di lasciare spontaneamente l’agenzia per cui lavorava. Dopo essersi spontaneamente licenziato passò circa 8 mesi disoccupato, fu un periodo di merda per lui inutile dirlo. La cosa assurda in tutto ciò era che lui inviava diverse candidature ogni giorno, non ricevendo alcuna risposta nonostante il suo cv fosse ottimo e fosse relativamente giovane (meno di 30 anni).
Quando trovò uno stage in un’azienda X parecchia nota nel settore, sapete cosa successe? Dopo 3 mesi da stagista, molti HR iniziarono a visitare il suo profilo LinkedIn e ricevette anche dei messaggi privati di collaborazione con proposte di colloqui. Qual è il collegamento tra questa storia e lo schifo che provo per le risorse umane? Ve lo spiego subito.
Li odio perché la maggior parte di loro sono dei falliti tremendi: scommettono sul sicuro. Dovrebbero valutare un candidato per le sue competenze reali, ma non sapendo nulla di tecnico le loro domande sono riconducibili al “Parlami di te”. Hanno capito, quindi, che il modo migliore per tenersi il proprio posto di lavoro e credere di fare un buon lavoro è non fare cazzate.
Parlano da para-guru, di andare oltre gli schemi, pensiero laterale, pensiero trasversale, ogni anno ne esce una, vi ricordate il periodo del problem solving? Se serve una nuova risorsa da inserire, cosa fanno? Cercano una persona che non lavora provando a conoscerla e magari a scommetterci su? Oppure vanno a rubare un dipendente da un’azienda competitor?
Il loro ragionamento è semplice: “Se Angelo lavora in questa azienda competitor importante significa che è bravo, quindi può essere un’ottima risorsa anche per noi”.

Sapete cosa è cambiato tra Angelo disoccupato e depresso e Angelo che lavorava da 3 mesi nell’azienda leader? In 3 mesi ha imparato il nome dei nuovi colleghi, si è innamorato di Claudia del reparto marketing (che ha visto solo in video call), ma è comunque rimasto a casa perché c’è stato il post covid. Quindi è passato dall’essere disoccupato a casa all’essere occupato a casa.
Proprio qualche giorno mi sono imbattuto in un sondaggio su LinkedIn: si faceva riferimento a quante persone in percentuale hanno trovato lavoro grazie alla piattaforma.
Sapete qual è l’esito? Solo il 20%.
Ma mi dite voi che cazzo di social per il lavoro è un social che ha aiutato a trovare lavoro solo al 20% delle persone che cercavano lavoro?
E voi avete trovato lavoro grazie a LinkedIn?
PS. se non condividi sei un HR!
Blogger, Disoccupato
Laureato 110 e lode con Dottorato di ricerca. Nominato da Forbes nella classifica dei top 100 talenti italiani under 30. Non sono nulla di tutto ciò. Al momento disoccupato. Scrivo per alleviare la mia frustrazione.