Non ricordo quando tutto è iniziato. Ho provato in tutti i modi a fare mente locale più e più volte, ma con scarsi risultati. La sostanza non cambia: se lavori, o hai lavorato almeno una volta nella tua vita, sei stato inserito in un gruppo Whatsapp di lavoro.
Non hai avuto scelta, appena hai accettato quel lavoro hai accettato anche di rinunciare alla tua privacy. È così che funziona. Lo ricordo ancora durante la mia prima esperienza di stage sottopagato.
Ore 13.00, finalmente pausa pranzo. Temporeggio sulla mia postazione qualche minuto in più, sono le 13.02 (voglio fare bella figura davanti agli altri). La mia tutor mi interrompe: “Vai pure in pausa pranzo, non preoccuparti”. Non so perché ma replico: “Certo stavo andando a pranzare, tempo di rinfrescarmi un attimo in bagno”. Dovevo cagare ma ovviamente non era il caso di dirlo.
Il mio reparto era l’ultimo di un lungo corridoio e per arrivare al bagno che costeggiava la mia postazione bisognava fare circa 200 metri passando davanti a tutti. Dalla ragazza dell’ufficio acquisti, fino al responsabile amministrativo, tutti ti avrebbero visto.
Motivo per cui quel bagno era praticamente inutilizzato e più pulito di quello di casa mia. Finalmente sto cagando e prendo il cellulare. Per me una delle cose più belle in assoluto è farlo a lavoro sapendo di essere pagato. L’ho sempre interpretato in questo modo il tempo passato al cesso durante il lavoro.
Dicevo, prendo il cellulare, ho una notifica: sono stato aggiunto al gruppo “Reparto commerciale Azienda X”. Cazzo penso, ho la foto WhatsApp che sembro un coglione. E il mio stato? Vado subito a controllarlo, non ricordo assolutamente che frase avessi messo. Probabilmente qualche stronzata sul “meglio vivere rischiando piuttosto che vivere nella paura”. Era una frase che sentii pronunciare di sfuggita ad una tipa che mi piaceva, quindi l’avevo impostata come stato per far colpo su di lei.
Su questi gruppi di lavoro Whatsapp perdi la tua fottuta privacy. Non l’hai mai avuta in realtà, sia chiaro. Ma qui la perdi completamente.
La verità per me è semplice: su questi gruppi di lavoro Whatsapp perdi la tua fottuta privacy. Non l’hai mai avuta in realtà, sia chiaro. Ma qui la perdi completamente.
Adesso i tuoi colleghi hanno il tuo numero privato, vedono il tuo stato, se hai la foto con la tua ragazza, con il tuo cane o con la tua famiglia.
Questa cosa mi toglie serenità: sarò libero di mettere una foto in cui faccio il cretino, senza stare sempre a pensare che poi la vedano anche i miei colleghi di lavoro?
Perché quel vecchio arrapato del mio collega deve farsi i cazzi miei e magari segarsi sulla mia tipa? Nulla, tempo 2 giorni ho dovuto cambiare la foto del mio profilo perché ero insieme a lei. Neanche a dirlo la mia ragazza non la prese benissimo, ma questa è tutta un’altra storia.
Questi gruppi di lavoro sono il riflesso di un sistema che ti opprime e che non vuole farti godere le tue ore di libertà. Dovrebbe essere semplice: ho 24 ore in un giorno, 8 ore dormo, 8 ore lavoro, 8 ore sono libero. Invece ti è impedito di staccare la testa dal tuo lavoro e ti viene messa un’ansia continua addosso.
Ore 18.10, finalmente finisci di lavorare e te ne stai andando tranquillo a casa. Pensi già ad una bella doccia calda che ti aspetta, quando ti arriva il messaggio del collega. Una registrazione di 2 minuti e 30. Ma non facevi prima a farmi una chiamata? Così come ci sono quei giorni che vieni svegliato di soprassalto alle 7am. Dovresti iniziare a lavorare alle 8.30, ma trovi sulla chat 55 messaggi che ti viene l’ansia e fai un balzo dal letto con l’alzabandiera in corso. Pensi, ma che succede? Controlli i messaggi mezzo assonato, è il compleanno del tuo superiore. Ma vaffanculo!
Oppure arriva il messaggio del direttore, tutti i leccaculo che si precipitano a rispondere. Tempo di reazione 5 secondi e sono già lì che hanno risposto in dieci. Tu sei l’unico stronzo che non sa che dire in qualità di ultimo arrivato (stagista tra l’altro) e sai che la tua opinione non conta nulla. Allora ti limiti ad un “Ok, anche per me va bene”. Tanto, ad ogni modo, sai benissimo che non avresti avuto nessuna voce in capitolo.
Per non parlare delle spunte blu. Le odio, le doppie spunte blu. Quelle maledettissime spunte blu che dicono a tutti che hai letto il messaggio, ma non stai rispondendo. Ma se sei online e hai letto il messaggio, come mai non hai ancora risposto?

Immagino ti sia riconosciuto in almeno una di queste situazioni. Ma io dico, ma quando abbiamo rinunciato alla nostra privacy per uno straccio di lavoro? Mischiare lavoro e vita privata non dovrebbe essere mai una buona idea. Specialmente quando sei la parte più debole di questo meccanismo malato. Da quando c’è il gruppo di lavoro Whatsapp sono terrorizzato nel mandare foto e screenshot ai miei amici. Ho paura di giocarmi la reputazione per colpa di un click errato o che un messaggio finisca nella chat sbagliata.
A proposito di figure di merda in ambito lavorativo, sapete cosa è successo qualche mese fa in America? Un dipendente dopo un meeting aziendale su Zoom (credo) ha dimenticato di chiudere la chiamata con webcam attiva ed ha iniziato a masturbarsi non sapendo di essere ancora online davanti ai suoi colleghi. Se siete interessati a vedere questa espressione di umanità vi invito a cercare su Google.
Sapete cosa penso di quest’uomo? Penso che ha compiuto un gesto umano e l’umanità andrebbe premiata al giorno d’oggi. Pensateci bene: la persona in questione dopo aver lavorato tutto il giorno ha deciso di premiarsi regalandosi un po’ di sano erotismo. Se non ti sei mai masturbato o fatto sesso dopo una giornata stressante di lavoro sei un bugiardo o un bigotto.
Concludendo, i gruppi Whatsapp di lavoro sono una vera fregatura. Per prima cosa dovrebbero chiederti se desideri essere aggiunto al gruppo lavorativo, ma questo non viene mai fatto. Mi fa schifo il fatto che io debba rinunciare a parte della mia privacy per un lavoro.
La soluzione? Se sei un’azienda cazzuta e puoi permettertelo dammi una scheda aziendale. Se sei un’aziendina di merda fatemi le comunicazioni tramite mail o quando sono a lavoro. Stop.
Ma prima di WhatsApp come si faceva? Le comunicazioni che arrivano dopo gli orari di lavoro e i messaggi privati dai colleghi a tutte le ore hanno modificato drasticamente il modo in cui utilizzo la mia chat privata. Un esempio? Ho smesso di mandare certe “fotine” alla mia ragazza perché ho paura di sbagliare destinatario.
E tu cosa ne pensi? Sei all’interno di un gruppo Whatsapp di lavoro? Secondo te sono davvero utili o se ne può fare a meno?
PS. se non condividi sei un HR!
Blogger, Disoccupato
Laureato 110 e lode con Dottorato di ricerca. Nominato da Forbes nella classifica dei top 100 talenti italiani under 30. Non sono nulla di tutto ciò. Al momento disoccupato. Scrivo per alleviare la mia frustrazione.