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Gli eventi aziendali e i tentativi (a volte patetici) di fare team building

“A team is not a group of people that work together. A team is a group of people that trust each other.”  – Simon Sinek

Secondo la definizione di Simon Sinek, un team è un gruppo di persone che credono gli uni negli altri e non un gruppo di persone che lavorano meramente assieme. Volendo stare a questa definizione, sicuramente più moderna ed intima, cambia completamente il concetto di fondo che enuncia di fatto che i membri di un team hanno relazioni autentiche e di fiducia. 

Capite bene che la media dei team aziendali non si avvicini neppure lontanamente a questo concetto decisamente più profondo e aulico. In genere, i componenti di un team sono persone obbligate a lavorare assieme, le quali devono in qualche modo andare d’accordo o almeno limitarsi ad ignorare gli altri membri; c’è da dire che una gomitata nei denti al collega o al capo gliela assesterebbero volentieri. Oppure gli squarterebbero le ruote dell’auto per lasciarla a terra o su 4 mattoni, ma qui parliamo di gusti personali.

In questo clima normalmente di appena “tolleranza” le persone, a dispetto di Sinek, fanno di tutto per passare assieme il minor tempo possibile, perché la parola fiducia non è nemmeno lontanamente contemplata. Eppure spesso a proprietari, CEO o dirigenti aziendali, viene in mente di cercare di fare team building, in modo quasi ingenuo, mi viene da pensare, anzi l’ho proprio visto diverse volte! Se delle persone si trovano insieme solo per una scelta lavorativa “forzata”, mi chiedo in quale parte della mente umana è stata partorita l’idea che metterle assieme per un evento aggiuntivo extra lavoro può definirsi una magnifica idea.

Ed è in questa zona celebrare, solitamente ignota del CEO, dirigente o del proprietario dell’azienda, che nasce l’idea malsana e perversa dell’evento extra lavoro per fare team building.

Evento che può essere la cena, la grigliata, il week end o la gita fuori porta. O qualsiasi altra idea malsana sia partoribile da questa zona celebrare che si attiva solo ad importanti cariche aziendali, quasi fosse una malattia della carriera: più in alto sei e più sei malato.

Ma cosa succede a questi eventi?

E’ il momento in cui le persone si ubriacano peggio dei filosofi romani e greci per sopportare i colleghi e il capo, è il momento in cui si dicono cose che non ricorderanno di aver detto e dove si creeranno ulteriori sottogruppi e fazioni che dividono ulteriormente l’ambiente.

Alcuni di questi eventi hanno quella parvenza di nobiltà. Ovviamente s’intende nobiltà intesa come il Re sole che permetteva ai sudditi di ammirarlo mentre mangiava.
In modalità simile si vedono Direttori, CEO, Manager e Top manager che fanno gruppo tra loro somigliando più a nobili stizziti dalla plebaglia intorno anziché sembrare persone vogliose di creare gruppo con i colleghi di qualsiasi “livello”.

In questo gruppo di VIPs, a seconda del livello nobiliare che va dal Barone al Duca (da Manager a Dirigente), si effettua la consueta fase di contemplaziòn – ammirazione per il magnifico evento, nonostante hai mangiato peggio che al Mc Donald e ti sei annoiato più che al pranzo di Natale con i parenti di 15° grado del tuo partner. Questa fase è obbligatoria e fondamentale perché i Baroni (Manager) sanno che si dovranno giocare le carte per le prossime promozioni per aspirare a diventare almeno Conti.

E si sa che gli esseri umani adorano l’adulazione, e spesso chi è ai vertici aziendali ha bisogno di nutrire l’ego, come l’avesse lasciato nel deserto per settimane. E cosa lo nutre meglio dello sguardo adorante e sbavante di un Manager che vuole fare carriera e che ti dice che l’evento aziendale è il migliore, il più riuscito di tutta la storia dell’umanità e che nessun altro poteva farlo così bene?

Poi ci sono i piani bassi, ovvero i non titolati: la comune plebaglia. Si risparmierebbero gli eventi alla grande, ovviamente, ma i Baroni (Manager) hanno bisogno del seguito per sembrare forti. Per cui chiedono “caldamente” l’adesione all’evento solo in rappresentanza del loro potere. Cosi i Baroni dimostrano al Re, che loro non hanno problemi di team, la squadra è presente al completo perché amano stare tutti assieme. Loro sono i maghi del team building.

I plebei sono felici di andare a questi eventi come i fidanzati di accompagnare le fidanzate durante i saldi d’inverno post Natale da Zara. Ma si sa, ci vanno perché poi la fidanzata gli si nega. Stessa cosa fa la plebe: partecipa perché altrimenti il Barone (Manager) te la fa pagare in altro modo.

Cosa si portano a casa le persone da questi eventi? Generalmente niente: i team restano disgregati perché non c’è la volontà condivisa di stare assieme, manca la stima reciproca e soprattutto manca la fiducia.  In un clima simile, una condivisione del proprio tempo privato, non è un piacere, ma una tortura. Inoltre sebbene questi eventi non lascino nulla, non è sufficiente a fermare le aziende dal ripetere ogni anno, con modalità diverse, queste supplizi ai collaboratori. Mi viene da pensare che sono eventi finalizzati a mostrare la grandiosità dei Re e della corte più che a fare realmente team building.

Prima di fare un evento con questo scopo, bisognerebbe lavorare sulla fiducia e sulla stima tra le persone. E’ utile rendere il team organico e con una visione comune e condivisa, lavorando sul valorizzare l’unicità dei componenti e tirando fuori il loro valore aggiunto utile a tutto il gruppo. A quel punto, quando il team è diventato un gruppo di persone che si fidano le une delle altre, delle loro diversità e le apprezzano come fonte di ispirazione, l’evento aziendale assume una connotazione diversa. Diventa un momento di condivisione, un rituale che fortifica il legame e la fiducia, un momento anche di celebrazione di un risultato comune raggiunto.

Dal 2020 in poi, il Covid ha esonerato i dipendenti dal sorbirsi eventi aziendali sotto forma di  grigliate estive, pranzi o cene natalizie. Questo stato di grazia è agli sgoccioli, a breve riprenderanno questi eventi mondani dove vi saranno le solite e ritrite dinamiche già viste. Il Re, la corte dei nobili e la plebe, ognuno con un ruolo definito e con la consapevolezza che l’evento serve più a dire che si fa team building che a farlo realmente. In alcune circostanze l’apparenza è, purtroppo, ancora tutto.

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Lorenza Moscarella

Career coach senza giacca e senza fronzoli, amante dell'umanità in ogni sua forma (o quasi). Lavoro con persone che cercano un'ispirazione, una guida, una formazione per essere allenate a crearsi la strada del loro successo: vivere e realizzare la vita professionale che desiderano davvero. Ho passato 14 anni in aziende varie con ruoli dal tecnico al manager. Nonostante sia un donnino di appena 1.55 m, anche da piccolissima, ho sempre avuto la vocazione di difendere i più deboli dai prepotenti, e seguendo questo mio animo bellicoso e protettivo, ho deciso di aiutare i candidati a capire di più della liquidità del mondo del lavoro di oggi. Non risparmio comunque le critiche costruttive anche verso i candidati e le loro visioni di un mondo fatto o di mostri totali o di unicorni che volano. La verità è nel mezzo, quasi sempre.