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4 bufale sul lavoro a cui sei obbligato a credere

Cene aziendali, presentazioni di fine anno, falsi sorrisi, spumante scadente e colleghi ubriachi. Ti ricorda qualcosa? Sì hai indovinato, il Natale è ufficialmente alle porte.

Ma per fortuna quest’anno ci evitiamo una marea di scene imbarazzanti e al limite della denuncia penale. Grazie al cielo, niente baci e abbracci in questo triste 2020 e spero continuerà ad essere così anche nei prossimi anni.

Sono l’unico a pensarla così? A quanto pare no. Parte di questa introduzione è una rielaborazione di un post di Denis Murano o come preferisce farsi chiamare Mister X. Chi è Mister X? Per rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro.

Linkedin, partiamo da qui. Perché poi parte tutto da lì. Ipoteticamente un gran social network, il posto ideale per cercare lavoro. Ma nella realtà è un misero teatrino sociale dove l’ipocrisia regna sovrana.

È la fiera dell’esibizionismo dove per accedervi basta creare un profilo e inventarsi di essere qualcuno. Tanto poi chi lo verifica? Ci hai fatto caso che su LinkedIn sono tutti manager, head di qualcosa, responsabili, direttori, esperti di. Insomma non c’è uno stronzo come me che fa lo stagista o è disoccupato. Tutti che hanno raggiunto l’apice dell’espressione umana attraverso la loro professione. Ma le cose stanno veramente così?”. Direi proprio di no.

 

La ricerca del lavoro è diventata una vera e propria messa in scena, con la differenza che non siamo in un trailer di Maccio Capatonda. Bando alle ciance, partiamo subito con le 4 bufale.

1 - Siamo una grande famiglia

Le aziende, partiamo da loro. Io sono scappato da casa a 19 anni proprio perché non la pensavo come i miei genitori e adesso volete appiopparmi di nuovo un’altra famiglia? Ma anche NO. Cerchiamo candidati che entrino a far parte della nostra grande famiglia”. Apparentemente la famiglia del mulino bianco, hai presente? Una moglie strafiga (che però sta a casa e qui apriti cielo femministe), un marito che se la gioca con Brad Pitt per quanto è attraente e 2 bambini splendidi che fanno colazione e non vedono l’ora di andare a scuola.

La famiglia com’è in realtà? Ti svegli la mattina che la casa puzza di merda perché il piccolo si è cagato addosso. Chi lo cambia il pannolino? Tua moglie che ti rompe i coglioni perché hai dimenticato di comprare il latte e il tuo durello mattutino ormai è solo una difficoltà in più quando provi a centrare la tazza del cesso mezzo addormentato.

Perché tutto questo? Perché le aziende italiane sono esattamente questo. Al colloquio tanti buoni propositi, ma poi? Una marea di sotterfugi e magheggi. Ma in fondo si sa che tutte le famiglie hanno dei problemi: si litiga sempre per i soldi e per la pensione di nonna, ma almeno nessuno lo nasconde. Care mie aziende impegnatevi a sembrare umane e non perfette.

2 - Tutti credono nel potenziale, ma nessuno lo vuole pagare

“Cerchiamo stagista con esperienza”. Purtroppo non è una battuta, ma è quello che si legge sempre più spesso (a proposito, anch’io sono stato uno stagista e ne parlo in QUESTO ARTICOLO). Leggi le job description e ti metti le mani nei capelli. Non si sa più che cazzo fare per trovare uno straccio di lavoro. Una volta bastava andare dal barbiere il giorno prima e mettersi una camicia per il colloquio.

Adesso invece? Prerequisiti: Assurdi. Requisiti: ancora più assurdi. Stipendio? Guai a chiederlo, che scherzi. Argomento tabù. Non se ne può parlare, altrimenti ti sei già giocato il posto agli occhi del recruiter. Vuoi un esempio pratico? È come se al primo appuntamento chiedessi alla ragazza che stai corteggiando: Senti, ma li fai i pompini?”. Oppure facciamo anche l’esempio contrario, lei ti chiede: Ma a dimensioni come sei messo?”. Ecco, domandare lo stipendio ad un colloquio ha lo stesso peso di queste domande.

La realtà è questa: noi crediamo nel potenziale, però non ti vogliamo pagare. Noi vogliamo gente in gamba, che sappia già fare il lavoro (così non investiamo in formazione), però la vogliamo pagare poco. Anzi, il meno possibile.

3 - Non é solo l'azienda che valuta te, ma sei anche tu che valuti l'azienda

Questa è la bufala più grande che ci hanno mai raccontato. In un mondo ideale potrebbe avere senso, in Italia ti assicuro di no (nel mio blog mi riferisco, in genere, a ragazzi giovani in cerca del loro primo lavoro). Questo dualismo è così rassicurante tanto da essere pericoloso.

Non ho mai sentito di HR ansiosi prima di fare un colloquio a un candidato. Non ho mai sentito di recruiter spaventati o sotto pressione. Quindi senza prenderci per il culo, chi valuta chi? La verità è questa, tu vieni valutato prima ancora di arrivare in sede di colloquio. Sono le regole del gioco. Ti piacciono le regole? Le accetti e se sei bravo e fortunato lavori. Non ti piacciono? Stai a casa, non lavori e sprechi la tua esistenza come cazzo ti pare!

4 - HR “copia e incolla” che parlano di diversità

Offerte di lavoro tutte uguali. Aziende tutte uguali. HR tutti uguali. Ecco come appare il mondo del lavoro agli occhi di chi lo cerca. E non lo dico io, basta guardarsi intorno. Il mondo dei social è pieno di persone frustrate e insoddisfatte in merito alla ricerca del lavoro in Italia. Agenzie interinali che non si sa bene cosa facciano e chi le paghi, candidati che ricevono feedback anni dopo (la maggior parte delle volte negativi), donne a cui si chiede ancora Ma lei vuole avere figli?”. Sembrerebbe che i grandi passi in avanti siano stati fatti solo a chiacchiere.

Nella realtà trovare lavoro è diventato sempre più difficile, ho scritto anche un articolo in cui parlo dei 9 motivi assurdi per i quali sono stato scartato ai colloqui. Se sei curioso dagli un’occhiata, a quanto pare non sono l’unico.

Tornando agli HR “copia e incolla”, i recruiter utilizzano LinkedIn in ottica di puro personal branding: ricoprono ormai il ruolo di coach di carriera e motivatori americani stile Tony Robbins. Quanto è figo scrivere nella propria headline “coach di carriera” ?

Ma come ti anticipavo ad inizio articolo, tra tutti questi HR fatti con lo stampino ho trovato finalmente un barlume di speranza in Denis Murano (www.risorseinumane.it). Se questo nome non ti dice nulla non preoccuparti, tra poco sarà tutto chiaro.

In una parola? Come lui stesso si definisce, uno STRONZO. Ma più che stronzo, io lo definirei AUTENTICO. È un recruiter apparentemente come gli altri, ma fa una cosa geniale: descrive quanto il mondo del lavoro, in realtà, sia un putrido teatrino di attori mediocri che recitano un copione scadente. Il mondo del lavoro come dovrebbe essere” è quello che ci hanno sempre detto tutti; il mondo del lavoro come è in realtà” è quello che ci racconta lui. In un mondo dove l’apparenza è diventata ordinaria, il Dottor X (come preferisce farsi chiamare) porta una boccata d’aria fresca. Dopo aver ingurgitato per anni una marea di merda sull’importanza dei valori aziendali, del team working, del rispetto dei colleghi e tanto altro, adesso è pronto a dire la sua e lo fa attraverso i suoi due libri (li trovi a QUESTO LINK): RISORSE INUMANE Diario segreto di un direttore del personale e SELEZIONI INUMANEIl vero motivo per cui ti scartano.

Ti starai chiedendo cosa mi spinge a parlar bene di questa persona. Mi ha offerto un lavoro? NO. Mi ha pagato per questo articolo? NO. Ma in questo blog mi sono posto l’ambizioso obiettivo di dire la verità sul mondo del lavoro in Italia. Questa persona lo fa e per questo motivo merita una citazione positiva nel mio blog. Se anche tu pensi di essere un HR “diverso” dalla massa sarei curioso di confrontarmi con te.

Qual è la verità sui colloqui di lavoro? Diciamola tutta, spesso si ha a che fare con dei cazzo di casi umani: ragazzini accompagnati dai genitori ai colloqui, pseudo-professionisti che di professionale hanno solo il dress code, gente disposta a vendersi la madre pur di ottenere un lavoro. Allora è giusto umiliare. Siamo cresciuti con aspettative troppo alte? Probabilmente sì.

Commenta l’articolo e offendimi pure. In questo blog le critiche sono ben accette, anzi i “feedback” come direbbero gli HR “copia e incolla”.

PS. se non condividi sei un HR!

 

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Blogger, Disoccupato

Laureato 110 e lode con Dottorato di ricerca. Nominato da Forbes nella classifica dei top 100 talenti italiani under 30. Non sono nulla di tutto ciò. Al momento disoccupato. Scrivo per alleviare la mia frustrazione.